E’ consentito dal Codice della Strada guidare un’auto intestata a un’altra persona? Molti non lo sanno, ma per evitare problemi è bene essere a conoscenza della norma in vigore.
Avere una macchina per i propri spostamenti quotidiani può essere fondamentale per molti, non solo per le piccole commissioni, ma anche per raggiungere il proprio posto di lavoro o di studio se si trova in un punto che non è servito dai mezzi pubblici. A volte, però, non si ha la possibilità di acquistarne una propria, per questo si può ricorrere a quella di un familiare, pensando che sia assolutamente possibile usarla se si è autorizzati dal diretto interessato.
Ma siamo davvero sicuri che non ci siano impedimenti particolari nel guidare un’auto intestata a un’altra persona? Il dubbio è lecito, specialmente se si dovesse essere fermati da polizia e carabinieri per un controllo e si dovesse notare una mancata corrispondenza tra chi è al volante e il nome indicato sui documenti. In casi simili è determinante fare riferimento a quanto indicato dal Codice della Strada per sapere come muoversi.
E’ capitato a tutti di guidare un’auto intestata a un’altra persona, magari solo in modo sporadico perché la propria non era disponibile, in altri casi perché si è scelto di sfruttare alcuni vantaggi fiscali, pur sapendo di doverla utilizzare personalmente. Agire in questo modo ha sempre fatto pensare che non ci sia niente di male nel farlo e che non possa portare a gravi conseguenze, cosa che è effettivamente vera, almeno a livello generale.
Questa azione è infatti consentita a condizione che il proprietario sia d’accordo e la polizza assicurativa copra il conducente occasionale. Se si analizza quanto indicato nel Codice della Strada è però necessario fare alcune specifiche ben precise se non si vuole andare incontro a problemi. Il tipo di rapporto tra il conducente e l’effettivo proprietario è infatti una discrimine fondamentale per comprendere eventuali effetti a a cui si può andare incontro. A far fede a riguardo è l’articolo 94, comma 4-bis, del Nuovo Codice della Strada.
I familiari non conviventi, o i soggetti non legati da vincoli di parentela con il proprietario, devono effettuare una comunicazione di cambio di conducente alla Motorizzazione Civile, se l’utilizzo del mezzo supera i 30 giorni consecutivi. Questo permetterà alla Motorizzazione di effettuare una modifica ai documenti in suo possesso ed evitare fraintendimenti in caso di verifiche. I familiari conviventi del titolare possono invece guidare la vettura senza vincoli particolari legati al tempo, né senza la necessità di effettuare alcuna comunicazione. E’ il caso quindi, ad esempio, dei figli che vivono con i genitori, e viceversa.
Qualora si fossero superati i 30 giorni e non fosse stata data alcuna comunicazione a riguardo, è prevista una multa che va da 727 a 3.629 euro. A questa si aggiunge il possibile ritiro della carta di circolazione del veicolo fino a completa regolarizzazione.
Se si vogliono eliminare i dubbi, è comunque importante verificare le condizioni indicate nell’RC auto, dove dovrebbe essere presente la clausola di “conducente occasionale”, spesso riportata anche come “guidatore terzo” o altre analoghe definizioni. In caso non ci fosse, è impossibile muoversi con quel veicolo, nemmeno se intestato a un familiare.
Se si dovesse essere coinvolti in un’incidente con un’auto intestata a un’altra persona, chi è al volante dovrà assumersi la responsabilità civile, ed eventualmente penale, per quanto accaduto. La compagnia assicurativa coprirà i danni, ma sarà il proprietario a subire un declassamento della classe di merito, che potrebbe comportare un aumento del premio da pagare. Qualora il contratto prevedesse l’esclusività alla guida, la società potrebbe rifiutarsi di coprire i danni.
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