Non è una truffa, ma ignorarla può costare molto caro: ecco come reagire alla lettera di recupero crediti indirizzata a molti cittadini italiani.
Sta bussando alla porta — o meglio, alla cassetta della posta — di milioni di italiani. Si presenta con carta intestata, toni formali e parole che solo a leggerle fanno salire l’ansia: sollecito di pagamento, azioni legali, recupero crediti. E’ la famigerata lettera che sempre più cittadini si vedono recapitare. Di cosa si tratta esattamente? E soprattutto, cosa bisogna fare dopo averla ricevuta?
Dietro a quella busta non c’è un truffatore, bensì una società di recupero crediti. Il messaggio è chiaro: c’è un debito pregresso, magari dimenticato o mai notificato correttamente, che ora qualcuno vuole riscuotere. Le cifre non sempre sono enormi, ma il modo in cui vengono richieste può far scattare il panico. Il problema? Spesso, per paura o ignoranza, molti cestinano la comunicazione, ignorando che questa mossa avventata può avere conseguenze ben più pesanti.
Le società di recupero crediti acquistano pacchetti di debiti non riscossi da banche, finanziarie, fornitori di energia o telefonia. Il loro scopo è incassare. E per farlo, inviano comunicazioni scritte che sembrano minacciose, ma che in realtà hanno un preciso valore legale: non sono multe, ma rappresentano un primo passo prima di eventuali azioni giudiziarie. Quindi no, non è il caso di ignorarle.
La prima cosa da fare è mantenere la calma. Poi bisogna controllare bene il contenuto: chi è il mittente? Di quale debito si parla? A quanto ammonta? E soprattutto, ci sono prove? In molti casi, i crediti sono vecchi, prescritti o addirittura non dovuti. E il destinatario della missiva ha il diritto (e il dovere) di chiedere tutta la documentazione che attesti l’esistenza reale del debito.
Attenzione: pagare subito per “togliersi il pensiero” può essere un errore. Perché magari quel debito era estinto o prescritto, ma, versando anche solo un euro, potreste riattivarlo legalmente. E da lì riparte tutto il meccanismo. Il consiglio degli esperti è chiaro: mai agire d’impulso, meglio rivolgersi a un consulente legale o a un’associazione di consumatori. Con una semplice richiesta scritta si può fare chiarezza sulla propria posizione e, se il debito è legittimo, negoziare un pagamento sostenibile. Ma se non lo è, ci sono tutti gli strumenti per difendersi. Milioni di persone stanno ricevendo questa lettera, ed essere informati può fare la differenza…
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