Grazie a un’équipe di scienziati arriva finalmente una svolta che potrebbe cambiare per sempre la battaglia contro l’Alzheimer.
Ogni anno milioni di persone si trovano a fare i conti con una diagnosi terribile e che cambia la vita per sempre: il Parkinson. Una malattia subdola, che si insinua lentamente nel cervello e che, nella maggior parte dei casi, viene scoperta solo quando ha già fatto danni. È come un gigante invisibile: quando lo si vede, è spesso troppo tardi…
Non esiste ancora una cura definitiva per il Parkison, ma ci sono terapie che ne rallentano la progressione. Il vero problema è il tempo. Più tardi si arriva alla diagnosi, infatti, meno armi si hanno per contrastarla. Ma ora la scienza potrebbe aver finalmente trovato il modo per giocare d’anticipo, dando nuove speranze a milioni di persone.
Un’équipe di ricercatori della Hebrew University di Gerusalemme ha messo a punto un innovativo test del sangue in grado di “fiutare” la malattia prima che si manifesti concretamente. In altre parole, questa nuova tecnica potrebbe permettere di riconoscere il Parkinson anni prima della comparsa dei tremori, della rigidità muscolare e degli altri sintomi visibili.
Come ci riesce? Il test analizza la presenza di due segnali molecolari nel sangue: frammenti di RNA associati alla malattia e specifici tratti di RNA mitocondriale che tendono a ridursi con l’avanzare della patologia. Quando questi indici si alterano, è come se il corpo stesse mandando un SOS silenzioso – e questo test è in grado di intercettarlo.
I risultati sono promettenti: l’accuratezza raggiunta dallo strumento supera di gran lunga quella delle tecniche diagnostiche attuali. E c’è di più. Il test sembra essere efficace anche nei cosiddetti pazienti pre-sintomatici, ovvero persone che non hanno ancora sviluppato sintomi evidenti, ma mostrano piccoli segnali d’allarme, come disturbi del sonno o perdita dell’olfatto.
Stiamo parlando della possibilità di intercettare il Parkinson prima che intacchi il cervello, di iniziare subito le cure più efficaci, di migliorare le prospettive di vita e forse, un giorno, di spezzare il ciclo della malattia. Il tutto con un semplice prelievo del sangue, dal costo relativamente basso – attorno agli 80 euro – e con un’enorme portata sociale. È l’inizio di una nuova era? Forse, anche se la cautela è d’obbligo e la via della ricerca è ancora lunga. Ma è sicuramente si tratta di un primo importante passo verso una medicina che non si limiti a curare, ma che sappia anche prevenire.
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