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Pensioni: se salti la scadenza del 1 maggio perdi l’assegno mensile

Published by
Simone Nozza

C’è una scadenza che può cambiare il tuo futuro: perderla significa rinunciare, forse per sempre, all’assegno mensile che ti spetta. Andiamo a vedere cosa succede.

Ci sono scadenze che possono sembrare solo un passaggio burocratico, ma che in realtà nascondono conseguenze molto serie. Una di queste riguarda un termine imminente che coinvolge migliaia di lavoratori italiani, molti dei quali potrebbero perdere un diritto fondamentale se non agiscono in tempo. Non basta, infatti, aver lavorato duramente per anni: in alcuni casi, è necessario dimostrare di averlo fatto in condizioni particolarmente gravose.

Pensioni: se salti la scadenza del 1 maggio perdi l’assegno mensile-Vegmotors.it

Ma attenzione: per ottenere ciò che spetta, occorrono tempi giusti, moduli precisi e documentazione completa. Ignorare questi passaggi può costare caro. Ecco perché è essenziale sapere cosa fare entro la data stabilita, soprattutto per chi si avvicina alla pensione.

Scadenza 1° maggio: una data che vale una pensione

Il prossimo 1° maggio 2025 non è solo la Festa dei Lavoratori, ma anche una scadenza cruciale per chi svolge o ha svolto lavori faticosi e usuranti. Entro questa data, infatti, è necessario presentare la domanda di riconoscimento del lavoro gravoso per poter accedere, in futuro, alla pensione anticipata. La richiesta deve essere inoltrata telematicamente all’INPS, allegando il modulo AP45 e tutta la documentazione prevista dalla tabella A del decreto ministeriale del 20 settembre 2017. Senza questa richiesta, anche chi ha maturato tutti i requisiti rischia di non vedere riconosciuto il proprio diritto.

Scadenza 1° maggio: una data che vale una pensione-Vegmotors.it

Questo vale per coloro che maturano i requisiti pensionistici tra il 1° gennaio 2026 e il 31 dicembre 2026, e solo se dimostrano di rientrare nelle categorie tutelate, come i lavoratori notturni, quelli addetti alla linea di produzione, o i conducenti di mezzi pubblici. Oltre a un’età anagrafica compresa tra i 61 e i 63 anni, è richiesta anche un’anzianità contributiva minima di 35 anni. Chi non presenta la domanda in tempo potrebbe dover attendere anni in più prima di poter andare in pensione, perdendo così anche l’assegno mensile previsto. È fondamentale agire ora, con precisione e senza ritardi.

Presentare la domanda non basta: serve anche che tutti i requisiti richiesti siano effettivamente soddisfatti. L’INPS effettuerà una verifica accurata e potrà comunicare tre tipi di esito: accoglimento pieno, accoglimento con riserva (se mancano risorse finanziarie disponibili), oppure rigetto, nel caso in cui vengano riscontrate mancanze nei requisiti o nella documentazione. Anche in caso di risposta positiva, il lavoratore dovrà poi inoltrare la domanda di pensionamento vera e propria nei tempi corretti, per non perdere il beneficio.

Una particolarità importante riguarda i lavoratori notturni a turni, per i quali sono previste eccezioni sull’età pensionabile, in base al numero di giorni lavorati di notte ogni anno. Anche i lavoratori autonomi possono accedere al beneficio, ma con un’età leggermente superiore rispetto ai dipendenti. Inoltre, è possibile raggiungere i requisiti anche grazie al cumulo dei contributi versati in diverse gestioni, come quella dei lavoratori dipendenti e quella degli autonomi.

Ignorare uno solo di questi dettagli può portare a ritardi, rifiuti o perdite economiche importanti. Per questo è utile farsi assistere da un patronato o un consulente previdenziale, così da non commettere errori e tutelare il proprio futuro.

Simone Nozza

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