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Carenza di vitamina D ed effetti avversi: ecco gli alimenti che ne contengono di più

Published by
Simone Nozza

Cosa succede davvero al nostro corpo quando viene a mancare un nutriente tanto invisibile quanto essenziale per la salute fisica e mentale?


Anche nei paesi soleggiati, la sua carenza è più diffusa di quanto si pensi. Spesso si dà per scontato che una passeggiata al sole sia sufficiente per mantenerci in salute, ma la realtà è più complessa.

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Tra alimentazione sbilanciata, stili di vita sedentari e poca esposizione alla luce naturale, il nostro organismo può andare in difficoltà.
E il segnale d’allarme arriva silenzioso: affaticamento, ossa fragili, difese immunitarie basse.
In un’epoca in cui il benessere passa anche dal piatto, scoprire quali sono gli alimenti giusti diventa fondamentale.

Il ruolo della vitamina D: perché è così importante

La vitamina D è molto più di un semplice integratore da assumere nei mesi invernali: è una molecola chiave per il corretto funzionamento di numerosi processi biologici. Tra le sue funzioni più note c’è sicuramente il ruolo centrale nel metabolismo del calcio e del fosforo, due minerali fondamentali per la salute di ossa, denti e muscoli. Quando questa vitamina scarseggia, il corpo fatica ad assorbire correttamente questi nutrienti, esponendoci a condizioni anche gravi, come osteopenia, osteoporosi, rachitismo nei bambini e dolori muscolari cronici negli adulti.

Negli ultimi anni, numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato il legame tra livelli ottimali di vitamina D e il corretto funzionamento del sistema immunitario. Una sua carenza potrebbe infatti aumentare il rischio di sviluppare malattie autoimmuni, o abbassare le difese contro infezioni respiratorie, incluso il comune raffreddore o l’influenza stagionale.

Il ruolo della vitamina D: perché è così importante – vegmotors.it

Sebbene il nostro organismo sia in grado di sintetizzarla naturalmente attraverso l’esposizione solare, non sempre questo meccanismo è efficace. Fattori come l’uso costante di creme solari, l’età avanzata, la pigmentazione della pelle o la vita prevalentemente al chiuso possono ridurre drasticamente la produzione endogena.

In questi casi, è utile intervenire con la dieta, scegliendo alimenti che ne contengano almeno una piccola quantità: pesci grassi come salmone e sgombro, ma anche uova, fegato e prodotti fortificati come latte vegetale o cereali. Nei casi più severi, può essere indicata l’assunzione controllata di integratori, su consiglio medico. Una nutrizione equilibrata e uno stile di vita più consapevole restano il miglior investimento per il nostro benessere.

Gli alimenti più ricchi di vitamina D: cosa mettere nel piatto

Per aumentare l’assunzione di vitamina D attraverso l’alimentazione, è utile conoscere gli alimenti che ne sono più ricchi. I pesci grassi, come salmone, sgombro e aringa, rappresentano una delle fonti più efficaci: non solo forniscono buone quantità di vitamina D, ma anche acidi grassi omega-3, utili per la salute del cuore. Anche il tuorlo d’uovo è una fonte preziosa e versatile: si presta a colazioni nutrienti o piatti sfiziosi, contribuendo all’apporto giornaliero. Chi consuma latticini può optare per latte, yogurt e formaggi fortificati, che vengono arricchiti con vitamina D per supportare il fabbisogno quotidiano. Per i seguaci di una dieta vegetale, esistono alternative come latte di soia, mandorla o avena anch’essi fortificati. Alcuni funghi esposti alla luce ultravioletta possono contenere quantità interessanti di vitamina D2. Integrare questi alimenti con regolarità, prestando attenzione alle etichette nutrizionali, è un passo fondamentale per prevenire carenze. Per esigenze specifiche o livelli molto bassi, può essere utile anche il ricorso a integratori, sempre sotto consiglio medico. Mangiare bene, in questo caso, significa proteggersi a lungo termine.

Simone Nozza

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