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L’INPS mi ha rifiutato l’accompagnamento, ma ho scoperto cosa devo fare per ottenerlo ugualmente

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Valentina Trogu

L’indennità di accompagnamento si può ottenere anche se l’INPS inizialmente dovesse rifiutare di erogare la prestazione. 

I cittadini italiani, dell’Unione Europea o extracomunitari con permesso di soggiorno possono chiedere l’indennità di accompagnamento all’INPS al sussistere di una minorazione. L’indennità di accompagnamento è una prestazione economica erogata dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ai cittadini con gravi disabilità fisiche o psichiche che non possono deambulare senza assistenza né svolgere le normali attività della vita quotidiana. Il supporto viene concesso previa domanda da parte dell’interessato e a differenza di altre forme di assistenza non è subordinato al reddito. Per poter ottenere l’accompagnamento può non essere sufficiente avere una percentuale di invalidità del 100%.

L’Inps mi ha rifiutato l’accompagnamento, ma ho scoperto cosa devo fare per ottenerlo ugualmente (Vegmotors.it)

Dovrà essere presentata la documentazione ufficiale attestante l’impossibilità di svolgere funzioni quotidiane a causa della minorazione. Questo proprio perché la prestazione spetta al solo titolo della disabilità indipendentemente dall’età anagrafica e dal reddito percepito. Per quanto riguarda l’importo nel 2025 è pari a 542,02 euro e le erogazioni concesse dall’INPS sono 12.

Condizione necessaria per ricevere i soldi mensilmente è la residenza stabile e abituale sul territorio nazionale. La domanda di accesso all’indennità di accompagnamento si inoltra recandosi inizialmente dal medico di base per ottenere il rilascio del certificato medico introduttivo da inviare all’INPS. Cosa fare se la richiesta dovesse essere negata?

“No” dell’INPS all’accompagnamento: cosa fare

Il certificato medico dell’INPS dovrà essere dettagliato e spiegare chiaramente le condizioni di non autosufficienza del richiedente l’accompagnamento. Nello specifico il medico dovrà dichiarare in modo esplicito qual è la situazione del paziente tra due opzioni.

“No” dell’INPS all’accompagnamento: cosa fare (Vegmotors.it)

“Persona impossibilita a deambulare” qualora l’interessato non sia in grado di camminare in modo autonomo e necessita dell’aiuto di un’altra persona per muoversi e “Persona che necessita di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita” se la disabilità porta a non riuscire a svolgere attività semplici come vestirsi, lavarsi, mangiare.

Nel certificato non si dovranno inserire formulazioni generiche mentre dovrà essere indicata la patologia nei dettagli così come eventuali esami che supportano la diagnosi. Qualora manchino informazioni rilevanti per la Commissione Medica Legale questa potrà rifiutare di concedere l’indennità di accompagnamento causando gravi problematiche alla persona che necessita di assistenza.

Bisogna sapere, però, che il rifiuto non è definitivo. Il cittadino, infatti, una volta accertato che la domanda è stata respinta potrà avanzare ricorso entro sei mesi dalla notifica del verbale chiedendo l’assistenza di un avvocato. La presenza del legale è indispensabile per chiedere al Tribunale competente la nomina di un Consulente Tecnico d’Ufficio incaricato di esprimere un parere tecnico preventivo. Se il verbale sarà a favore del richiedente e l’INPS non dovesse obiettare nulla allora l’indennità verrà concessa. In caso contrario, invece, il ricorrente avrà 30 giorni di tempo per proporre opposizione e depositare ricorso entro i successivi 30 giorni.

Valentina Trogu

Giornalista pubblicista, Web content writer, scrittrice e mediatrice familiare. Laureata in sociologia-analisi delle politiche sociali. Mi occupo della stesura di articoli toccando varie tematiche tra cui economia, salute, tecnologia, attualità. In questo modo posso coltivare la mia passione per la scrittura e cercare di rendere fruibili le informazioni ad un maggior numero di persone.

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