Sta circolando una nuova insidiosa truffa telefonica che, con estrema rapidità, sta colpendo un numero crescente di persone.
Basta ricevere un semplice squillo o un breve messaggio per cadere nel meccanismo ingannevole che consente ai truffatori di impossessarsi del numero di telefono della vittima, clonarlo e utilizzarlo per fini illeciti o per attivare servizi a pagamento non richiesti. L’operazione inizia spesso con un’apparente banalità, come una richiesta del tipo “Mi fai uno squillo?”, che in realtà nasconde un sistema ben più complesso e perfezionato nel tempo.
Alla base di questo inganno c’è un metodo che permette di camuffare l’identità reale del chiamante, facendo comparire numeri fidati o riconoscibili sullo schermo del telefono. Un’illusione difficile da smascherare, che consente ai truffatori di aggirare le difese dell’utente e trarlo in inganno con estrema facilità.
La truffa si basa su una mossa psicologica semplice ma efficace: ricevi un solo squillo o un messaggio con la richiesta di richiamare (“Mi fai uno squillo?”). La tecnica, chiamata Wangiri – dal giapponese “uno squillo e via” – sfrutta la curiosità della vittima, che richiama senza sospettare nulla. In quel momento si attiva il raggiro: si viene collegati a numeri a tariffazione speciale, spesso internazionali, con addebiti anche molto elevati.
Un altro livello della truffa è lo spoofing, ovvero la falsificazione del numero che appare sul display. Il truffatore può far sembrare che chi chiama sia un contatto fidato, come un familiare o la propria banca. In questo modo, l’utente abbassa la guardia e può essere indotto a fornire informazioni personali o attivare servizi indesiderati.
Il rischio maggiore è il SIM swapping, ovvero il trasferimento fraudolento del numero su una nuova scheda SIM. Una volta ottenuto il controllo, il malintenzionato può ricevere codici di accesso, accedere agli account e persino inviare messaggi a nome della vittima. Un attacco rapido, difficile da intercettare e potenzialmente devastante.
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