L’Agenzia delle Entrate, in determinati casi, può far partire dei controlli sui conti correnti dei contribuenti per accertare la regolarità dei movimenti.
Molti contribuenti credono che il Fisco non possa controllare le spese effettuate attraverso il conto corrente. In realtà, non è proprio così. A fare chiarezza sul punto ci ha pensato, con un video pubblicato sui social network, l’avvocato e giornalista italiano Angelo Greco.
Secondo quanto spiegato dall’esperto e fondatore e direttore del giornale La Legge per Tutti, in alcuni specifici casi, come previsto dalla normativa vigente, l’Agenzia delle Entrate può effettuare dei controlli sulle operazioni dei contribuenti attraverso la cosiddetta presunzione bancaria, uno dei vari strumenti a disposizione del Fisco per individuare attività illecite. Capiamo nello specifico, quando possono scattare i controlli e quali sono le spese che possono finire nel mirino dell’Agenzia delle Entrate.
L’avvocato e giornalista Angelo Greco ha pubblicato, nei giorni scorsi, un nuovo video sui propri social network per spiegare quando il Fisco può effettuare dei controlli sulle operazioni effettuate dal conto corrente dei contribuenti.
Come afferma l’esperto, l’Agenzia delle Entrate può controllare le spese in modo da individuare eventuali attività illecite. Il Fisco, difatti, ha accesso ai dati dei vari conti, anche senza una denuncia da parte di qualcuno e senza avvisare il titolare, così come previsto dall’art. 32 del Dpr 600 del 1973. Queste informazioni vengono inviate dalla banca all’Anagrafe dei rapporti finanziaria, appartenente all’Anagrafe tributaria a cui accede il Fisco per capire se ci sono movimenti sospetti, ma quali possono essere queste operazioni? In particolare, la spia potrebbe accendersi quando non vi è coerenza tra quanto dichiarato e le spese sul conto. Per fare un esempio, un lavoratore che guadagna 1.200 euro al mese, improvvisamente versa sul conto 15mila euro. In questo caso scatta la cosiddetta presunzione bancaria: il Fisco presume che il contribuente possa avere dei redditi non dichiarati.
L’Agenzia delle Entrate, dunque, farà partire una richiesta di chiarimenti per il soggetto interessato al quale verrà chiesto di dimostrare che le somme contestate siano dichiarate e non provenienti da attività illecite. L’onere della prova è a carico del contribuente che dovrà fornire tutta la documentazione in merito. Per fare un esempio, il soggetto potrà dimostrare che quelle cifre derivino da una vincita al gioco regolare o da una donazione.
Le regole in questione valgono anche per quanto riguarda i conti correnti di familiari. Come spiega Angelo Greco, il Fisco potrebbe presumere che il soggetto stia versando ricavi in nero sul conto di parenti magari perché il contribuente riceve continui bonifici da quel conto. In questo caso, scattano i controlli per verificare la provenienza delle somme.
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