Bruttissime notizie sul fronte previdenziale: ad aumentare non sarà solo l’età pensionabile ma pure i contributi. Presto dovremo lavorare almeno 30 anni.
Appena sentiamo parlare di pensioni, temiamo subito il peggio e, spesso, non sbagliamo. Il tema delle pensioni, in Italia, è scottante più che mai e i nodi da sciogliere aumentano di anno in anno. L’Inps, infatti, deve fare i conti non solo con la mancanza di risorse nelle sue casse ma anche con un altro dramma: il crollo delle nascite.

Se non ci sono nuovi nati, chi pagherà le pensioni del futuro? Tutto questo in un contesto in cui l’aspettativa di vita continua ad aumentare che significa dover erogare assegni previdenziali per un numero di anni sempre più alto. La naturale e inevitabile conseguenza sarà aumentare ancora l’età pensionabile.
Infatti già si parla di uno scatto di 3 mesi a partire dal 2027 anche se il Governo sembra opporsi. Ma non è tutto: aumenterà anche il requisito contributivo e questo aumento, invece, è già stato confermato. A breve non basteranno più 20 anni di contributi per l’accesso alla pensione: ne serviranno minimo 30.
Pensione: ecco da quando aumenteranno i contributi
Come tutti ben sappiamo, dal 2027 potrebbe aumentare di 3 mesi l’età pensionabile. Ma non solo: aumenteranno anche i contributi. Il Governo ha già confermato che non saranno più sufficienti 20 anni di lavoro ma ne serviranno minimo 30. Da quando prenderà avvio questa novità?

Attualmente per la pensione di vecchiaia ordinaria i requisiti di accesso sono: 67 anni di età e almeno 20 anni di contribuzione. Tuttavia i lavoratori contributivi puri, cioè coloro che hanno iniziato a versare i contributi dal 1996 in avanti – anno in cui le pensioni hanno iniziato ad essere calcolate con il sistema contributivo anziché con quello retributivo – possono beneficiare di un piccolo sconto: possono smettere di lavorare a 64 anni anziché a 67 sempre con solo 20 anni di contributi.
Per poter fruire di questa agevolazione, però, devono maturare un assegno previdenziale pari o superiore a certe soglie:
- almeno 3 volte l’importo dell’assegno previdenziale per gli uomini e le donne senza figli;
- almeno 2,8 volte l’assegno previdenziale per le donne con un solo figlio;
- almeno 2,6 volte l’importo dell’assegno previdenziale per le lavoratrici madri di due o più figli.
Considerando che l’assegno sociale, nel 2025, corrisponde a 538,69 euro e ogni anno aumenta per effetto della rivalutazione, raggiungere tali importi può non essere facile. Per questo motivo il Governo, da quest’anno, ha introdotto la possibilità di sfruttare anche la previdenza integrativa privata per raggiungere queste soglie.
Ma, pur essendo facilitato nel raggiungimento di queste cifre, chi deciderà di sfruttare anche la propria pensione privata subirà un piccolo svantaggio: potrà andare in pensione sempre a 64 anni ma gli anni di contributi saliranno a 25 e, a partire dal 2030, saliranno addirittura a 30.