Brutte notizie per chi sperava di andare in pensione con qualche anno di anticipo: una categoria resta tagliata fuori da Ape sociale d’ora in poi.
Ancora docce gelide su chi sperava di riuscire ad uscire dal lavoro qualche anno prima rispetto a quanto stabilito dalla Legge Fornero. Una delle misure più amate da tutti viene pesantemente ridimensionata: milioni di persone, da quest’anno, non potranno più fruire di Ape sociale.

Ape sociale è nata nel 2017 ma non è mai entrata a far parte della rosa delle misure di pensionamento strutturali. Dunque, di anno in anno, il Governo in carica deve decidere se cancellarla oppure riconfermarla. Fino ad oggi l’ha sempre spuntata: con la prossima legge di Bilancio tutto potrebbe cambiare.
Questa misura consente di uscire dal lavoro quasi 4 anni prima rispetto all’età prevista per la pensione di vecchiaia e con un requisito contributivo relativamente basso se confrontato con quello di altre opzioni. Infatti chi beneficia di Ape sociale può smettere di lavorare a soli 63 anni e 5 mesi e con appena 30 anni di contributi. Da quest’anno, però, la platea dei potenziali beneficiari si riduce in misura importante.
Ape sociale: ecco chi non potrà più fruirne
Ape sociale è una delle misure di pensione anticipata più amate in quanto consente di uscire dal lavoro con quasi 4 anni di anticipo rispetto all’età della pensione di vecchiaia ordinaria. Da sempre si rivolge solo ad alcune categorie di lavoratori ma da quest’anno la platea è stata fortemente ridimensionata.

Ape sociale, come anticipato, permette di andare in pensione a 63 anni e 5 mesi con 30 anni di contributi: davvero poca cosa se confrontati con i 41 anni richiesti da Quota 41 e da Quota 103 o dai 42 anni e 10 mesi richiesti dalla pensione anticipata ordinaria. Fino ad oggi potevano fruire di questa opzione le seguenti categorie:
- caregivers da almeno 6 mesi;
- lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%;
- disoccupati;
- addetti ai lavori usuranti (in questo caso i contributi richiesti salgono a 36 anni).
Il Governo Meloni ha introdotto una novità che cambia tutto per i disoccupati. Infatti fino al 2024 l’unico requisito richiesto era che il disoccupato non percepisse più la Naspi. Da quest’anno, invece, è essenziale che la persona sia stata disoccupata per almeno 1 anno. Se il periodo di disoccupazione è inferiore, niente Ape sociale.
Dunque non basta aver perso il lavoro, bisogna restare disoccupati almeno per un anno prima di poter fruire di Ape sociale. Pertanto, ad esempio, se una persona perde il lavoro oggi, anche se già avesse 63 anni e 5 mesi e 30 anni di contributi, potrà fare richiesta di pensionamento solo tra un anno perché diversamente l’Inps rigetterà la richiesta. Una brutta stangata per tutti coloro che restano senza lavoro all’improvviso e hanno già una certa età a cui è più difficile ricollocarsi.