L’acqua minerale in bottiglia è spesso percepita come sinonimo di purezza e sicurezza, ma è veramente così?
Recenti indagini mettono in discussione questa convinzione. Test condotti su diverse marche vendute nei supermercati italiani ed europei hanno rivelato la presenza di sostanze contaminanti, note per la loro persistenza nell’ambiente e potenziali effetti nocivi sulla salute umana.

Queste scoperte sollevano interrogativi sulla reale qualità dell’acqua che consumiamo quotidianamente e sull’efficacia dei controlli attuali.
Un cocktail invisibile nelle bottiglie: l’analisi degli esperti
Un’indagine condotta dalla rivista Il Salvagente ha analizzato 18 marche di acqua minerale vendute in Italia, tra cui Panna, Levissima, Sant’Anna, Rocchetta, Saguaro (Lidl), Ferrarelle, San Benedetto, Lete, Guizza, Uliveto, Eva, Vitasnella, Brioblu, Fiuggi, San Pellegrino, Fonte Essenziale, Lauretana ed Evian. I risultati hanno mostrato che 14 di queste contenevano residui di pesticidi, sebbene entro i limiti di legge. Tuttavia, la presenza di più principi attivi in una singola bottiglia solleva preoccupazioni, soprattutto considerando che alcuni di questi possono agire come interferenti endocrini o degradarsi in composti cancerogeni.

Parallelamente, un test europeo condotto da PAN Europe ha rilevato la presenza di acido trifluoroacetico (TFA), un sottoprodotto dei PFAS, in 7 su 19 campioni di acqua minerale analizzati, con concentrazioni che in alcuni casi superavano di gran lunga i limiti normativi. Ad esempio, l’acqua Villers, commercializzata in Belgio, presentava livelli di TFA 34 volte superiori al massimo consentito. Questo dato allarma, perché dimostra che la contaminazione non è localizzata ma diffusa in tutta Europa.
Il TFA è particolarmente preoccupante per la sua capacità di penetrare e accumularsi nelle riserve idriche sotterranee profonde, rendendo difficile la sua rimozione con i metodi di filtraggio convenzionali. La sua presenza nell’acqua minerale indica una contaminazione ambientale diffusa e persistente, che può avere implicazioni a lungo termine per la salute umana. Inoltre, la presenza combinata di pesticidi e TFA potrebbe generare effetti sinergici ancora poco studiati, aumentando il rischio per i consumatori ignari. Serve maggiore trasparenza, monitoraggio costante e un’informazione chiara ai cittadini.
Le analisi hanno coinvolto anche marchi di fama internazionale. In Svizzera, un test condotto dal magazine K-Tipp ha rivelato la presenza di TFA in 11 su 15 marche di acqua minerale analizzate, tra cui Henniez e Valser. Solo Evian e Vittel, insieme alle acque delle sorgenti Cristallo e Saguaro, sono risultate prive di contaminazione. In Francia, indagini giornalistiche hanno portato alla luce pratiche discutibili da parte di Nestlé Waters, che avrebbe utilizzato trattamenti non autorizzati su alcune acque minerali per garantirne la sicurezza alimentare, contravvenendo alle normative europee che vietano la manipolazione dell’acqua minerale naturale.
Le aziende coinvolte tendono a minimizzare la questione, sostenendo che i livelli di contaminazione rilevati non rappresentano un rischio per la salute umana. Tuttavia, la presenza persistente di queste sostanze e la difficoltà nel rimuoverle sollevano interrogativi sulla trasparenza e l’efficacia dei controlli nel settore delle acque minerali.
Queste scoperte evidenziano la necessità di una maggiore vigilanza e di standard più rigorosi per garantire la sicurezza dell’acqua che consumiamo quotidianamente. I consumatori devono essere informati e consapevoli delle potenziali contaminazioni, per poter fare scelte più sicure e sostenibili.