Non è detto sia sempre possibile fare ricorso per una multa presa a causa di autovelox illegittimi, ecco la beffa in arrivo per gli automobilisti.
Subire una multa non piace a nessuno, non solo perché certifica una scorrettezza, ma soprattutto perché inevitabilmente comporta la necessità di mettere mano al portafoglio, a volte per una cifra che non è nemmeno bassa. Non è detto che tutto avvenga sempre in modo consapevole, a volte non ci si rende conto di avere premuto un po’ troppo il pedale dell’acceleratore, ma con il verbale che arriva successivamente si capisce tutto.

Esistono però delle situazioni in cui si ha la certezza che la sanzione sia arrivata in seguito alla segnalazione da autovelox illegittimi, per questo si fa ricorso e si riesce a evitare di dover pagare quanto dovuto. Purtroppo non sempre questo sembra avere valute, a maggior ragione dopo la sanatoria che è stata recentemente approvata e che costringerà molti automobilisti dover pagare.
Niente ricorso per la multa con autovelox illegittimi: ecco quando
Quando si prende una multa per eccesso di velocità si tende subito a guardare quando sia avvenuto il fatto e di quanto si sia superato il limite. Altrettanto importante può essere il punto in cui è avvenuta l’irregolarità, così da comprendere se tutto sia avvenuto in maniera regolare, soprattutto perché si è consapevoli che se si riesce a dimostrare che alcuni autovelox siano illegittimi è possibile ottenere l’annullamento della sanzione.
Fare ricorso è infatti possibile, ma serve a poco agire se non ci sono gli estremi per avere ragione, per questo si cerca in genere prima di ponderare davvero la situazione e capire se ne valga la pena. Fino ad ora i margini di manovra con esito favorevole sembravano esserci in molti casi, ma ora il quadro sta cambiando in modo inesorabile, purtroppo non in maniera positiva per gli automobilisti.
Ora, infatti, potrebbe non bastare dimostrare che gli autovelox siano illegittimi per vedersi togliere una sanzione. Una teoria che può sembrare un paradosso, invece è quello che sta emergendo in seguito ad alcune decisioni prese recentemente dalla Corte di Cassazione, destinate quindi a fare giurisprudenza, oltre a scatenare non poche polemiche.

Si deve infatti ora distinguere tra due concetti che alcuni interpretano spesso come sinonimi, ma che nei fatti non lo sono, “approvazione” e “omologazione“. Si parla di approvazione di un autovelox quando c’è stato un semplice via libera a un modello di autovelox, l’omologazione rappresenta invece un passo ulteriore perché si verifica quando è stata ottenuta una certificazione tecnica rigorosissima e specifica che attesta la perfetta funzionalità e precisione del prototipo dell’apparecchio. Solo in quest’ultimo caso il dispositivo può essere ritenuto conforme a tutti i crismi indicati nel Codice della Strada. Il problema nasce proprio in questo caso, visto che nessun autovelox ha mai ricevuto l’omologazione, per averla serve un decreto attuativo, che manca però da più di 30 anni.

In un primo momento la Suprema Corte aveva ribadito come fosse possibile ottenere l’annullamento della sanzione se l’autovelox non risulta omologato, poi ha però contraddetto se stessa, sottolineando che un ricorso al giudice di pace, semplice e veloce non sia più sufficiente per evitare di pagare. Ora diventa necessaria una querela di falso, volta a dimostrare che chi ha redatto il verbale ha scritto una falsità, ma per certificare questo serve una procedura lunga e costosa, che molti decideranno quasi sicuramente di non iniziare se la spesa richiesta è superiore a quella della multa. Insomma, l’ennesima beffa dove è sempre il cittadino a farne le spese, in tutti i sensi.