Negli ultimi tempi si parla sempre più spesso di significativi aumenti di stipendio per alcune categorie di lavoratori.
In particolare, c’è un settore che sembra finalmente ricevere maggiore attenzione e riconoscimento per il ruolo prezioso che svolge all’interno della società. Non si tratta solo di numeri o percentuali: dietro a questi aumenti si cela una riflessione più ampia sul valore e sulla dignità del lavoro.
In un contesto dove il benessere delle persone è sempre più legato ai servizi alla persona e all’assistenza, ogni passo in avanti sul fronte retributivo rappresenta un importante segnale di cambiamento. Ma quali sono le vere implicazioni di questi incrementi? E cosa possono significare, nella vita quotidiana, per chi svolge questo tipo di professione?
Tra le categorie del lavoro domestico, quella delle badanti si distingue per un netto vantaggio retributivo rispetto ad altre figure come le colf. Secondo i dati più recenti, infatti, la retribuzione media annua di una badante supera quella di una colf di circa il 29%: mentre una colf percepisce in media circa 7.800 euro lordi all’anno, una badante arriva a guadagnare oltre 10.000 euro lordi.
Questo differenziale salariale non è casuale, ma riflette fattori strutturali legati alla natura del lavoro: le badanti svolgono mansioni più complesse e continuative, con un numero maggiore di ore lavorate e un inquadramento contrattuale più elevato.
Dal 1° gennaio 2025, grazie all’accordo tra sindacati e ministero del Lavoro, è previsto un aumento dello 0,96% delle retribuzioni minime, in linea con l’inflazione ISTAT. Questo adeguamento si somma alle già più alte tabelle salariali per le badanti conviventi e non conviventi.
Il settore delle badanti sta quindi guadagnando centralità e riconoscimento, non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale. Tuttavia, restano ancora margini di miglioramento, soprattutto per garantire tutele contrattuali più forti e una valorizzazione piena di questo lavoro sempre più essenziale per le famiglie italiane.
L’aggiornamento minimale previsto dal CCNL ha portato la badante convivente di livello CS (non autosufficiente) a percepire circa 10,82 € in più al mese, arrivando a 1.137,86 € mensili.
Una cifra modesta sul breve termine, ma significativa nel lungo periodo, soprattutto se paragonata ai livelli di partenza. Le badanti di livello DS vedono mensilità superiori, fino a 1.405–1.616 €, più indennità notturne .
Tuttavia, l’aggiornamento resta legato al solo adeguamento ISTAT: se il costo della vita dovesse salire ulteriormente, il rischio è che questi aumenti diventino inadeguati. Inoltre, permangono problemi durante i mesi estivi o in caso di lavoro nero, molto frequente nel settore domestico. Infine, a livello di welfare, ancora non sono garantiti percorsi formativi strutturati, riconoscimento di competenze socio-sanitarie e tutele contrattuali effettive, aspetti cruciali per valorizzare la professionalità delle badanti.
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