Una sentenza della Cassazione permette di non configurare l’evasione fiscale come un reato a determinate condizioni.
L’evasione fiscale è una piaga della nostra nazione. Le tasse non vengono pagate da tutti i cittadini, questa è la realtà. C’è chi è costretto a chiudere l’attività per non incorrere in un reato e chi viola sistematicamente la normativa senza alcuna conseguenza. Due facce di una stessa medaglia che descrivono una situazione in Italia controversa.

In Italia l’ammontare dell’evasione fiscale supera gli 80 miliardi di euro all’anno. Parte dell’importo è riconducibile all’evasione di imposte dirette e un’altra parte al lavoro nero e all’economia sommersa. Nonostante algoritmi, intelligenza artificiale e strumenti vari nelle mani del Fisco gli evasori continuano a fare il loro gioco nella penisola.
Chi paga regolarmente ogni imposta e tassa si chiede come sia possibile che, per esempio, professionisti riescano ancora a farla franca quando non rilasciano la ricevuta e pretendono i soldi in contanti. Sono gli onesti cittadini, poi, a finire nel mirino dell’Agenzia delle Entrate per un inconsapevole errore o dimenticanza mentre chi compie realmente reato intenzionalmente si salva sempre. Non solo, se mai dovesse finire davanti al Giudice potrebbe anche essere graziato.
Niente evasione fiscale appellandosi al segreto professionale
Una sentenza della Cassazione ha dell’incredibile, l’accertamento IVA a carico di un avvocato per incassi in nero si può annullare se questo oppone il segreto professionale sui documenti di contabilità parallela quando la Guardia di Finanza attua le verifiche. L’autorizzazione generica della Procura alla raccolta delle prove non basta. Serve una motivazione apposita per giustificare l’esame dei documenti.

Un principio stabilito con l’ordinanza numero 16795 del 23 giugno 2025 che potrà avere delle ripercussioni inimmaginabili. Potendo contare sul segreto professionale, il professionista ha il diritto di fermare l’azione della Guardia di Finanza a meno che le Forze dell’Ordine non siano in possesso di un’apposita autorizzazione del Procuratore della Repubblica o dell’Autorità giudiziaria più vicina prevista dal comma 3 dell’articolo 52 del DPR 633/1972.
Non solo, questa autorizzazione ad hoc dovrà essere correlata alla necessità di esplicitare l’avvenuta comparativa valutazione delle contrapposte ragioni offerte della parti. Significa che l’Autorità giudiziaria dovrà motivare il perché le verifiche siano indispensabili e, quindi, l’acquisizione dei documento e delle notizie secretate sia necessaria. In più il Fisco dovrà anche dimostrare che l’interesse pubblico dell’accertamento sia prevalente rispetto al diritto alla riservatezza e la segreto professionale. Dopo questa sentenza ci si aspetta che Guardia di Finanza e Fisco adeguino le procedure onde evitare di lasciare impuniti gli evasori fiscali.