Se speravamo in una riforma strutturale delle pensioni, le nostre speranze resteranno deluse: l’Unione europea mette un freno al Governo Meloni. Vediamo cosa accadrà nel 2026.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo l’Unione Europea. E l’UE, a quanto pare, non approva le proposte messe sul tavolo dal Governo di Giorgia Meloni in tema di pensioni. L’Esecutivo di Centrodestra, da mesi, lavora a proposte che possano traghettare l’Italia finalmente fuori dalla Legge Fornero.

Se, infatti, la Fornero non verrà superata, nel 2027 ci sarà un ulteriore aumento dell’età pensionabile e ogni due anni dovremo accettare uno scatto in avanti. Di questo passo arriverà il giorno in cui dovremo lavorare fino a 70 anni. Tutto questo a discapito dei giovani che non troveranno un’occupazione.
Ma l’Europa mette un freno all’ipotesi di abbassare l’età di uscita dal lavoro a 64 anni o di estendere a tutti Quota 41: le casse non lo permettono e tutta questa flessibilità metterebbe a rischio la stabilità dell’intero sistema previdenziale. Dunque che cosa aspettarci per il prossimo anno? Purtroppo nulla di ciò che molti attendevano con ansia.
Pensioni 2026: ecco che cosa cambierà
Dall’Europa arriva l’ennesimo monito all’Italia: si spende troppo per le pensioni nonostante, alla fine, gli assegni previdenziali siano tra i più bassi. Dunque niente riforma nel 2026? Probabilmente no: le speranze di molti lavoratori potrebbero venire deluse.

Nonostante le pensioni italiane siano tra le più basse all’interno dell’Unione europea, l’Italia è tra i Paesi che spende di più in ambito previdenziale. Sembra un paradosso eppure è così. La miriade di misure di pensione anticipata attualmente in vigore, rappresentano una pugnalata per le casse dell’Inps che continuano a perdere risorse di anno in anno. Pertanto l’Europa “tira le orecchie” al Governo Meloni che vorrebbe abolire la legge Fornero e rendere l’uscita dal lavoro più flessibile.
Il crollo delle nascite e l’aumento della durata media della vita mettono ulteriormente a rischio i conti pubblici. In parole povere il rapporto tra lavoratori e pensionati è troppo squilibrato e rischia di peggiorare se si abbassa l’età pensionabile a 64 anni. Quindi, con ogni probabilità, nel 2026 la riforma strutturale tanto attesa non vedrà la luce. Non solo: l’unica soluzione possibile per non fare crollare l’Inps, a questo punto, potrebbe essere accettare, obtorto collo, l’aumento dei requisiti.
Potrebbe aumentare non soltanto l’età ma anche gli anni di contributi necessari. E, ultima mazzata per completare la torta al veleno, i coefficienti di trasformazione potrebbero venire abbassati. Per chi non lo sapesse i coefficienti di trasformazione, assieme agli anni e al valore dei contributi, determinano l’importo della pensione. Se si abbassano, si abbassa anche l’importo dell’assegno previdenziale che una persona andrà a ricevere. La conclusione è facilmente intuibile: lavoreremo di più per avere assegni sempre più bassi.