Inps, il certificato del medico curante non valido in questi casi: il datore di lavoro può contestarlo

Stai male e hai un certificato medico che lo attesta? Devi sapere che il tuo datore di lavoro potrebbe anche contestarlo. Ecco in quali casi.

A volte può capitare di doversi assentare dal lavoro per motivi di salute. In questi casi, il lavoratore si rivolge al proprio medico curante che, dopo averlo visitato, accerta lo stato di malattia e rilascia il certificato medico, documento essenziale per giustificare l’assenza dal lavoro.

un medico che visita una paziente
Inps, il certificato del medico curante non valido in questi casi: il datore di lavoro può contestarlo – vegmotors.it

Questo certificato viene poi trasmesso in via telematica all’INPS, che ne prende atto e lo rende disponibile anche al datore di lavoro. Tuttavia, nonostante la sua validità ufficiale, può succedere che il datore di lavoro nutra dei dubbi sulla reale condizione di salute del dipendente e decida quindi di attivare una visita fiscale tramite l’INPS. In alcune situazioni, i dubbi possono essere talmente fondati da spingere l’azienda a contestare il certificato medico stesso, specialmente se emergono comportamenti del lavoratore ritenuti incompatibili con lo stato di malattia dichiarato.

Il datore può contestare il certificato medico? Ecco in quali casi avviene

Anche se il certificato medico rappresenta una prova formale dell’assenza per malattia, non è sempre considerato incontestabile. Infatti, il datore di lavoro ha il diritto di metterne in discussione la validità, soprattutto quando emergono elementi che sollevano dubbi sulla reale condizione di salute del dipendente.

un medico che scrive su una cartellina
Il datore può contestare il certificato medico? Ecco in quali casi avviene – vegmotors.it

Tra i casi più comuni in cui il certificato può essere contestato troviamo i comportamenti incoerenti del lavoratore. Devono essere tutti documentati attraverso video, foto o testimonianze, che mostrano attività incompatibili con la patologia dichiarata – quindi, sport, viaggi o anche partecipazione a eventi pubblici, e così via.

Anche se l’esito è discordante dalla visita fiscale INPS: da questa si potrebbe stabilire un tempo di guarigione inferiore a quello indicato dal medico curante o addirittura l’assenza di uno stato patologico. Oppure se ci sono errori, incongruenze o diagnosi troppo generiche nel certificato, che possono sollevare dubbi sulla sua attendibilità. Presta attenzione anche alle fasce orarie: il loro mancato rispetto delle fasce di reperibilità, può far presumere l’assenza ingiustificata o la simulazione della malattia. In questi casi, l’azienda può avviare un procedimento di verifica più approfondito, richiedere ulteriori accertamenti o – nei casi più gravi – avviare un’azione disciplinare.

Anche se il certificato medico rappresenta uno strumento ufficiale e necessario per giustificare l’assenza per malattia, non garantisce automaticamente una tutela assoluta per il lavoratore. Il datore di lavoro, infatti, ha il diritto di attivare controlli e di contestarne la validità, soprattutto quando emergono comportamenti o situazioni che appaiono incoerenti con la patologia dichiarata.

È quindi fondamentale che il lavoratore sia consapevole dei propri diritti, ma anche dei propri doveri. E’ importante quindi rispettare le fasce di reperibilità e comunicare correttamente l’indirizzo di domicilio. Bisogna anche evitare comportamenti che possano mettere in dubbio la veridicità della malattia sono azioni essenziali per tutelarsi. Allo stesso tempo, anche il datore di lavoro deve agire nel pieno rispetto della normativa vigente. Deve quindi evitare abusi e garantire un confronto trasparente e rispettoso.

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