Anche se l’ex non paga il mantenimento, perseguitarlo è un reato. Scopri cosa dice la legge italiana, quali sono le conseguenze penali e come agire nel modo giusto.
La fine di una relazione, specie se coinvolge figli e obblighi economici, può lasciare strascichi emotivi e legali profondi. Una delle situazioni più delicate riguarda l’assegno di mantenimento, che un genitore è tenuto a versare all’altro per contribuire al sostentamento dei figli o dell’ex coniuge.

Quando questo obbligo viene disatteso, è normale provare rabbia, frustrazione ed anche senso d’ingiustizia. Tuttavia, reagire in modo impulsivo non solo è controproducente, ma anche illegale. Vediamo, quindi, cosa rischia chi sceglie di farsi giustizia da solo, perseguitando l’ex che non paga. E soprattutto, quali sono invece i corretti strumenti legali a disposizione. Infondo, la legge italiana offre strumenti chiari ed efficaci per far valere i propri diritti senza scivolare in comportamenti illeciti.
Perché non bisogna perseguitare l’ex, anche se non rispetta gli obblighi?
L’assegno di mantenimento è stabilito da una sentenza o da un accordo omologato dal giudice. Chi non lo rispetta commette un illecito civile e, in alcuni casi, penale. L’articolo 570 del Codice Penale prevede che chi si sottrae all’obbligo di assistenza familiare può essere punito con fino a un anno di reclusione o una multa fino a 1.032 euro, se ne deriva un danno economico alla persona beneficiaria.

Per quanto ingiusta possa apparire la situazione, non è mai lecito reagire perseguitando l’ex partner. Molte persone, esasperate, arrivano a contattare ossessivamente l’ex con minacce, insulti o continue richieste di pagamento, anche pubblicamente, ad esempio via social. Questi comportamenti, pur dettati dalla frustrazione, possono configurare veri e propri reati.
Se la persona molestata subisce ansia, paura, stress o è costretta a cambiare abitudini di vita, si parla di atti persecutori, reato punito con la reclusione da 1 a 6 anni e 6 mesi. Non serve la violenza fisica: bastano le molestie ripetute e l’effetto che esse producono nella vittima. Anche le telefonate insistenti, messaggi continui o comportamenti invadenti possono essere perseguiti penalmente. Anche se non provocano danni psicologici documentabili. La pena, seppur più lieve, può prevedere l’arresto fino a 6 mesi o una multa fino a 516 euro.
Anche un messaggio con tono aggressivo può configurare una minaccia, punibile con fino a un anno di reclusione o multa. Se la minaccia è grave o fatta in pubblico, la pena aumenta. Anche parlare male dell’ex, accusarlo pubblicamente o rivolgergli insulti anche davanti ad altri può costituire diffamazione o ingiuria, a seconda dei casi.
Quando l’ex partner non rispetta l’obbligo di versare l’assegno di mantenimento, è fondamentale agire attraverso i canali legali previsti. Una delle strade più efficaci è il ricorso per esecuzione forzata, che consente di richiedere al giudice il pignoramento dello stipendio, del conto corrente o dei beni dell’ex coniuge inadempiente. Nei casi più gravi, si può procedere anche con una denuncia penale ai sensi dell’articolo 570 o 570-bis del Codice Penale, allegando la sentenza che stabilisce l’obbligo e le prove del mancato pagamento. È consigliabile, in ogni caso, farsi assistere da un avvocato.